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Ansia e Dintorni
Modulo 5
Il dialogo interno e il focus

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Materiale del Modulo

Qui sotto trovi la trascrizione del video e gli esercizi pratici proposti.

Il dialogo interno e il focus

 

La leggenda dei due lupi

“Nonno, perché gli uomini combattono?”
Il vecchio, parlò con voce calma.
“Ogni uomo, prima o poi è chiamato a farlo.
Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta,
da vincere o da perdere.
Perché lo scontro più feroce
è quello che avviene fra i due lupi.”
“Quali lupi nonno?”
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé.”
Il bambino non riusciva a capire.
Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva
lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua curiosità.
Infine il vecchio, che aveva dentro di sé la saggezza
del tempo, riprese con il suo tono calmo.
“Ci sono due lupi in ognuno di noi.
Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento,
falso orgoglio, menzogna ed egoismo.”
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo
di capire quello che aveva appena detto.
“E l’altro?”
“L’altro è il lupo buono.
Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.”
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli
aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità ed al suo pensiero.
“E quale lupo vince?”
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.

“Quello che nutri di più.”


Perché e come

Allora lo so che siamo tutti portati a farci domande importanti, il perché delle cose, l’importante è andare a capire il perché delle cose.

Hai mai sostenuto una conversazione con un bambino dai 3 ai 5 anni, quando comincia a chiederti il perché?

Non l’hai mai fatto, divertiti, ci sono anche dei film, ho visto di recente anche qualche filmato. Il bambino ti chiede il perché e tu rispondi con un altro perché. Di conseguenza il bambino è autorizzato a chiederti un altro perché e tu rispondi con un altro perché e andiamo avanti a suon di scambi di perché fino all’infinito perché lui non si stanca.

Normalmente sei tu che dici “perché si!”. Il bambino ti chiederà ancora “perché si?” e tu non avrai un’altra risposta da dare.

Nella cultura nella quale siamo cresciuti, domandarsi il perché è lecito. In questo il mio poco amato, poco amato Freud, insegnava che tu dovevi andare alla ricerca del perché. Se si capiva il perché dei tuoi guai, riuscivi a risolverli.

Quando hai capito il perché non sai ancora che cosa devi fare. Hai semplicemente capito un perché o ti sei dato semplicemente un perché.

Normalmente la colpa è dei genitori. Farci la domanda “perché?” è la cosa meno intelligente che esista. Intanto fai un viaggio inutile alla ricerca di un perché, ma non sai che cosa devi fare. È molto più semplice, è molto più utile, nel tuo dialogo interno, farti delle domande che hanno a che vedere con il cosa e con il come.

Se io mi domando che cosa devo fare per uscire da questa situazione, attiverò tutto il mio cervello in una fase creativa, alla ricerca di alternative, di possibili soluzioni. Bada che ho detto “possibili soluzioni” non ho detto la soluzione.

Ma nella ricerca, prima o poi la trovo. La cosa importante è attivare nel cervello una fase creativa, andare alla ricerca di qualche cosa che mi aiuti ad uscire dalla situazione in cui mi trovo. Se mi domando perché sono ansioso, io credo che arriverai, probabilmente, a quella fase in cui ti ho detto… andrai dai tuoi genitori a dire “ma perché mi hai insegnato a parlare del futuro?”, “perché mi programmavate per…”.

E cosa avrai risolto? L’hanno fatto con tutto l’amore del mondo. Hanno cercato di insegnarti con amore. Non è colpa dei nostri genitori. Non lo sapevano. Se mai l’assunzione di responsabilità ti porterà a fare quello che sto cercando di fare in questo momento con mia figlia piccola.

Mordermi la lingua ogni qualvolta le dico e programmo quelli che faremo domani e dopodomani.

Mi seguite?

È importantissimo che io vada alla ricerca di una possibile soluzione.

Quindi nel formularmi le domande, quando mi viene da dire “perché sono così?”, non mi dico “ma che cosa posso fare per?”, “in che modo posso comportarmi per uscire da questa situazione?”.

Le domande del tipo “cosa?” e “come?” sono domande intelligenti, sono domande che ti portano alla soluzione dei problemi.

Problemi e soluzioni

Viviamo prevalentemente nel dilemma!

Voglio farti un test: (nel video si vede un libro n.d.r.)

cosa vedi?…hai visto vero?

E adesso, cosa vedi?

Con tutta probabilità, alla prima domanda risponderesti “un libro”, alla seconda “un libro”.

Ma in realtà tu puoi vedere la copertina di un libro, e tecnicamente, la quarta di copertina.

Ma la domanda è: puoi vedere entrambe le cose contemporaneamente?

Retorica pura, vero?

Non è possibile. Non è assolutamente possibile.

Quindi trattasi di “focus”, dove pongo l’attenzione?

Se pongo l’attenzione sui problemi, diventerò erudito nel descrivere i problemi, ciò che ha fatto molto bene Freud. Se pongo l’attenzione sulle soluzioni, diventerò un risolutore di problemi. La differenza tra la psichiatria e il coaching. La psicologia e il coaching.
Quindi qualcuno si concentra sul problema e qualcuno si concentra sulle soluzioni. Le basi di ciò che ti sto dicendo in questo momento sono da cercare nella scienza.
Nella scienza più attuale, quella che è più evoluta, ed è la meccanica quantistica. La meccanica quantistica è quella che si occupa di studiare il mondo del micro, micro, micro, micro, micro. Ma quel micro, micro, micro, micro, micro ci compone, è l’essenza di ciò che noi siamo.

All’inizio del secolo scorso il padre, uno dei padri della meccanica quantistica, Heisenberg, scoprì un fenomeno straordinario: il principio della indeterminazione, ovvero che le particelle osservate dai fisici non potevano essere studiate contemporaneamente, perché nel momento in cui, nel momento in cui l’occhio dell’osservatore emette dei fotoni, quindi emette una certa quantità di energia, chiamata fotoni, interferisce con la realtà.
Quindi non posso asserire che ciò che sto vedendo è vero, perché nel momento in cui lo sto vedendo, lo sto modificando. So che è paradossale quello che ti sto dicendo, quindi ti invito, no a studiare meccanica quantistica, ma a capire che cosa significa la meccanica quantistica.
In realtà per noi, comuni mortali, significa che, se pongo l’attenzione sulla soluzione, porterò energia alla soluzione; se porgo l’attenzione sui problemi, poterò l’energia ai problemi. In alcune terapie sono molto efficaci.

Credetemi che la migliore delle mie terapie ha a che vedere con una carriola piena di cacca.
Si, la carriola piena di cacca che abbiamo nel giardino, dove raccogliamo la cacca dei cani, dopo viene smaltita. ok?
Questa carriola è situata di proposito sotto un pino secolare, bellissimo. Quindi porto le persone, scopro la carriola e dico “guarda dentro”. Lo spettacolo non è carino. Ma se tu guardi soltanto dentro la carriola, sei molto portato a pensare che la vita è una… ma se tu alzi appena appena lo sguardo in questa meravigliosa pianta, sei portato a pensare che la vita è meravigliosa.

Se poni l’attenzione sul problema, diventerai bravo.

Ti consiglio di porre l’attenzione, con il tuo diario interno, alla soluzione.

“Che cosa posso fare?” “in che modo posso uscire da questa situazione?”

Sei pronto per entrare nel sesto ed ultimo modulo ? E’ il momento di scoprire la magia della “telecronaca”

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